Gustave COURBET (1819-1877)
Principale e primo esponente del realismo francese ebbe una formazione pittorica/artistica da autodidatta. Si concentrò principalmente sui temi delle quotidianità con l'uso di una tecnica pesante e spessa.
Funerale ad Ornans 1849
E' un quadro di dimensioni enormi che raffigura i partecipanti al funerale in dimensioni reali. Da parte della critica non ebbe accoglienze favorevoli per via della troppa veridicità. Lo spettatore è immerso nel tema della morte dai colori cupi e i personaggi mesti. La disposizione dei soggetti non è casuale, esempio ne sono l'uomo in ginocchio, il cane bianco e la fossa davanti all'osservatore, elementi di certo non graditi dalla mentalità del tempo.
L'atelier del pittore 1854
Altra opera di enorme grandezza presenta al suo interno molti significati allegorici, metafore e ricordi dell'artista. La scena si apre su uno studio affollato di personaggi al cui centro si trova il pittore stesso. Ognuno dei soggetti ha un ruolo o significato particolare. Egli si rappresenta mentre dipinge un quadro paesaggistico, osservato da una donna nuda e da un bambino, che simboleggiano rispettivamente la nuda verità e il guardare il mondo con gli occhi di un bambino, ovvero l'innocenza. Tutti gli altri personaggi sono divisi in due gruppi disposti a sinistra e destra del pittore, riprendendo quasi la spartizione del giudizio universale. Sulla sinistra troviamo coloro che vivono della morte, ovvero delle sole passioni materiali, il rabbino indica la religione, il bracconiere con i cani rinvia al vago, il mercante è simbolo del commercio e dell'avidità, la prostituta al vizio e alla degradazione morale, il pagliaccio al teatro, oggetto di falsità, mentre la donna irlandese che allatta il bambino a terra è simbolo della miseria, il teschio, infine, posto sul giornale allude alla frase di Proudhon "i giornali sono la morte delle idee".
Alla destra dell'autore ci sono tutti i suoi amici e sostenitori, coloro che vivono una vita spirituale. Baudelaire è la rappresentazione della poesia, il bambino che disegna a terra è segno di apprendimento e autodidatta, proprio come l'autore stesso, i due innamorati impersonificano l'amore, mentre sullo sfondo il filosofo Proudhon che ha influenzato le idee di Courbet, rappresenta la filosofia. Nell'insieme il quadro ha una gamma di colori scuri, la fonte luminosa non si riesce ad identificare e lo spazio potrebbe non essere veritiero in quanto sembrerebbe strano che l'autore dipingesse con tutta quella gente intorno.
Gli spaccapietre
E' una delle opere più famose di Courbet ma andò distrutta con le relative copie nel periodo della seconda guerra mondiale. Rappresenta a pieno le caratteristiche della pittura realista francese, ovvero scene di vita quotidiana, soggetti anonimi e spesso senza raffigurarne i volti. Qui l'autore lavora in maniera spietata, dopo accurati studi, per mettere a nudo ogni dettaglio nella maniera più veritiera possibile: le toppe sulle maniche, lo strappo del panciotto, gli zoccoli vecchi e le calze bucate, così come gli strumenti del lavoro e la pentola con probabilmente il pranzo dei lavoratori. Il tema centrale è quello del duro lavoro della metà dell'Ottocento, che si presenta più come alienazione che come lavoro vero e proprio. Tutto nel quadro assume la stessa importanza, dai soggetti all'ambiente, per finire con il paesaggio che si scorge nell'angolo in alto a destra.
Funerale ad Ornans 1849
E' un quadro di dimensioni enormi che raffigura i partecipanti al funerale in dimensioni reali. Da parte della critica non ebbe accoglienze favorevoli per via della troppa veridicità. Lo spettatore è immerso nel tema della morte dai colori cupi e i personaggi mesti. La disposizione dei soggetti non è casuale, esempio ne sono l'uomo in ginocchio, il cane bianco e la fossa davanti all'osservatore, elementi di certo non graditi dalla mentalità del tempo.
L'atelier del pittore 1854
Altra opera di enorme grandezza presenta al suo interno molti significati allegorici, metafore e ricordi dell'artista. La scena si apre su uno studio affollato di personaggi al cui centro si trova il pittore stesso. Ognuno dei soggetti ha un ruolo o significato particolare. Egli si rappresenta mentre dipinge un quadro paesaggistico, osservato da una donna nuda e da un bambino, che simboleggiano rispettivamente la nuda verità e il guardare il mondo con gli occhi di un bambino, ovvero l'innocenza. Tutti gli altri personaggi sono divisi in due gruppi disposti a sinistra e destra del pittore, riprendendo quasi la spartizione del giudizio universale. Sulla sinistra troviamo coloro che vivono della morte, ovvero delle sole passioni materiali, il rabbino indica la religione, il bracconiere con i cani rinvia al vago, il mercante è simbolo del commercio e dell'avidità, la prostituta al vizio e alla degradazione morale, il pagliaccio al teatro, oggetto di falsità, mentre la donna irlandese che allatta il bambino a terra è simbolo della miseria, il teschio, infine, posto sul giornale allude alla frase di Proudhon "i giornali sono la morte delle idee".
Alla destra dell'autore ci sono tutti i suoi amici e sostenitori, coloro che vivono una vita spirituale. Baudelaire è la rappresentazione della poesia, il bambino che disegna a terra è segno di apprendimento e autodidatta, proprio come l'autore stesso, i due innamorati impersonificano l'amore, mentre sullo sfondo il filosofo Proudhon che ha influenzato le idee di Courbet, rappresenta la filosofia. Nell'insieme il quadro ha una gamma di colori scuri, la fonte luminosa non si riesce ad identificare e lo spazio potrebbe non essere veritiero in quanto sembrerebbe strano che l'autore dipingesse con tutta quella gente intorno.
Gli spaccapietre
E' una delle opere più famose di Courbet ma andò distrutta con le relative copie nel periodo della seconda guerra mondiale. Rappresenta a pieno le caratteristiche della pittura realista francese, ovvero scene di vita quotidiana, soggetti anonimi e spesso senza raffigurarne i volti. Qui l'autore lavora in maniera spietata, dopo accurati studi, per mettere a nudo ogni dettaglio nella maniera più veritiera possibile: le toppe sulle maniche, lo strappo del panciotto, gli zoccoli vecchi e le calze bucate, così come gli strumenti del lavoro e la pentola con probabilmente il pranzo dei lavoratori. Il tema centrale è quello del duro lavoro della metà dell'Ottocento, che si presenta più come alienazione che come lavoro vero e proprio. Tutto nel quadro assume la stessa importanza, dai soggetti all'ambiente, per finire con il paesaggio che si scorge nell'angolo in alto a destra.